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I Servizi Geologici di Italia e Cina confermano l’importanza della scala ESI 2007 per valutare l’impatto dei terremoti sul territorio

Come ben noto l’Italia è caratterizzata da una spiccata complessità geologica e geomorfologica cui sono associate tante tipologie di rischi (terremoti, vulcani, frane, etc.) che necessitano  di una particolare attenzione in fase di pianificazione.  Questa infatti deve essere basata su una conoscenza aggiornata degli effetti di questi rischi sull’ambiente.

Esperti del Servizio Geologico d’Italia (ISPRA) in collaborazione con i ricercatori del Servizio Geologico Cinese (CGS) hanno collaborato  alla validazione della scala di intensità sismica ESI 2007 in aree caratterizzate da diverso contesto tettonico e da differenti condizioni di sito (geomorfologiche, litologiche e climatiche).

La scala ESI 2007 (Environmental Seismic Intensity Scale) è una scala di intensità sismica basata esclusivamente sugli effetti che i terremoti producono sull'ambiente, ideata da un gruppo  di geologi e sismologi italiani  con la prospettiva di valutare l’impatto di un terremoto anche in aree dove l’assenza di edifici non consente di valutarne gli effetti.

La scala ESI 2007, costituita da 12 gradi di intensità, si basa sugli effetti indotti sull'ambiente fisico, come ad esempio: fagliazione superficiale (quando il piano di rottura delle faglie raggiunge e taglia la superficie), fenomeni di subsidenza (abbassamenti del suolo), uplift (sollevamento del suolo), liquefazioni, fratture al suolo, fenomeni franosi, variazioni idrologiche (variazioni di portata e di attività chimica nelle sorgenti e nei corsi d'acqua) e tsunami.

Utilizzando la scala ESI 2007 i ricercatori hanno potuto mettere a confronto gli effetti geologici-ambientali indotti da tre forti terremoti che hanno colpito la regione del Sichuan (Cina) nel 2008, 2013 e 2017, con quelli indotti da i tre eventi sismici più forti avvenuti  nello stesso periodo in Appennino Centrale (2009, 2016 24 Agosto e 30 Ottobre).

Il confronto ha confermato che in linea generale, per tutti i terremoti analizzati le dimensioni e la distribuzione degli effetti è proporzionale alla severità dell'evento sismico. Tuttavia, per terremoti moderati (magnitudo tra 6 e 7), si è osservata fagliazione superficiale solamente in domini estensionali (Appennino Centrale), mentre in domini compressivi (Sichuan) la fagliazione superficiale è stata chiaramente riconosciuta solo per il terremoto più forte (Wenchuan, magnitudo circa 8). Inoltre, è risultato evidente il ruolo delle condizioni di sito (litologia, altitudine, pendenza, presenza di suolo, condizioni climatiche) nell'occorrenza di effetti secondari, quali ad esempio i fenomeni franosi.

Il confronto con le intensità tradizionali basate sui danni ha confermato l'importanza della scala ESI nel rappresentare lo scenario prodotto dal terremoto e nel mettere in evidenza le aree a maggiore pericolosità, specialmente quelle associate a instabilità di versante e a liquefazione.

Per maggiori informazioni rimandiamo all’articolo pubblicato sulla rivista Engineering Geology, scaricabile al seguente link

https://doi.org/10.1016/j.enggeo.2019.105149