Come un’antica cattedrale di pietra racconta la storia della Terra: una culla geologica tra tettonica e carsismo
La piana di Campo Soriano, incastonata nei Monti Ausoni nel comune di Terracina, è un laboratorio a cielo aperto di processi tettonici e carsici. Formatasi in seguito alla tettonica distensiva che ha agito in questa porzione di appennino a partire dal Pliocene, e modellata dall’erosione delle acque, questa valle è un mosaico di doline, inghiottitoi e hum, tra cui spicca la Cattedrale di San Domenico, un imponente rilievo calcareo di 18 metri chiamato “Cattedrale” per i pinnacoli che ricordano architetture gotiche
Le rocce carbonatiche, di questa porzione dei Monti ausoni, depostesi tra il Cretacico superiore e il Paleocene in mari poco profondi, raccontano una storia di 200 milioni di anni ed oggi sono diventate un caso studio nel PNRR GeoSciencesIR per il rilievo 3D dei geositi.
A modellare questa porzione ribassata della catena dei Volsci hanno contribuito i fenomeni atmosferici e geomorfologici, tra cui il ruolo predominante è stato svolto dal carsismo. Le rocce di natura calcarea, infatti, si prestano all’azione corrosiva delle acque che le erodono in superficie e le scavano nel sottosuolo. Nella zona di Campo Soriano si trovano diversi elementi morfologici dovuti al carsismo, sia ipogei (come pozzi e grotte, localmente chiamate anche “chiaviche”) che epigei, come karren, piscine naturali, sinkholes, terre rosse e, naturalmente, gli hum.
L’hum di Campo Soriano, come altri hum più piccoli presenti nella piana è costituito da una breccia carbonatica, di probabile origine sinsedimentaria, leggermente dolomitizzata e quindi un po’ più resistente al carsismo rispetto alle rocce carbonatiche pure.
Questo interessante contesto geologico ospita inoltre un ecosistema unico, troviamo infatti dalla macchia mediterranea ai boschi di querce caducifoglie, garighe, essenze floreali come orchidee, papaveri, anemoni. Tra le specie animali presenti si possono osservare il falco pellegrino, la poiana, il gufo comune, il gheppio, il biancone, il tasso, la volpe, istrice e il cinghiale. Sono inoltre presenti anfibi come il tritone, che vivono nelle cavità carsiche allagate, e rettili come la vipera e il biacco. La fertilità delle terre rosse ha inoltre consentito la presenza di piantagioni di ulivi e viti di ottima qualità.
Dalla tutela alla valorizzazione: un modello di conservazione
Istituito nel 1985 come primo Monumento Naturale del Lazio, (Legge Regionale n° 56 del 27 aprile 1985) Campo Soriano è oggi un simbolo di come la geologia possa ispirare politiche di conservazione. L’area, censita dall’ISPRA come geosito nazionale, è protetta da decenni da attività estrattive, ma vive anche attraverso iniziative che hanno trasformato il parco in un palcoscenico di passeggiate, spettacoli en plein air e degustazioni di prodotti locali. In questa zona i viticoltori coltivano uve come il Moscato su terreni impervi, sfruttando il calore rilasciato di notte dalle rocce. Una pratica oggi riconosciuta come “viticoltura eroica” dal Ministero, con vini come l’Hum (100% Moscato) che raccontano la resilienza agricola.
Perché vale la pena proteggerlo
Campo Soriano è più di un geosito: è una lezione di adattamento. Mostra come tettonica, acqua e vita abbiano collaborato per millenni, offrendo oggi soluzioni per agricoltura e turismo sostenibili. Un messaggio attuale, scolpito nella pietra.