Le materie prime critiche in Italia

Date:
1 February 2025

La problematica della sicurezza nell’approvvigionamento delle risorse minerarie indispensabili per lo sviluppo industriale è ormai inserita ai primi posti nelle agende politico-economiche di tutti i paesi avanzati. Per limitare la dipendenza delle forniture dalla iperconcentrazione delle risorse in Paesi politicamente poco affidabili, la Commissione Europea ha elaborato un nuovo regolamento per l’approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime ritenute critiche o strategiche (Critical Raw Materials Act – CRMA) che è entrato in vigore il 23 maggio 2024.

Il nuovo Regolamento europeo 1252/2024 delinea in modo chiaro ed inequivocabile la strategia che l’Unione europea deve perseguire per cercare di mitigare la propria dipendenza dalle forniture estere di materie prime essenziali per il proprio apparato industriale.

Considerando le problematiche insite in tutte le metodologie di approvvigionamento è piuttosto evidente che la sola soluzione realmente possibile è la ricerca di una strategia che integri le pratiche di economia circolare con una attività estrattiva sostenibile e con lo sviluppo di collaborazioni con i paesi esteri.

E’ infatti indubbio che le metodiche di economia circolare, la sostituzione dei materiali critici, la riprogettazione industriale dei prodotti devono essere la base per la fornitura dei materiali indispensabili per il nuovo modello di sviluppo decarbonizzato e digitale ma, principalmente per vincoli tecnologici, economici, normativi e relativi alla durata in servizio[1], molti ed autorevoli osservatori internazionali concordano che non saranno certamente sufficienti, nel breve e medio periodo, a garantire un adeguato approvvigionamento di materie prime minerarie al settore industriale.

In un contesto di conflitti economici interazionali per l’accaparramento delle materie prime anche l’Italia deve fare la sua parte all’interno, però, di una politica economica di respiro europeo.

Nonostante il luogo comune che presenta l’Italia come paese estremante povero di materie prime, siamo leader europei nella produzione di feldspato, materia prima critica essenziale per l’industria ceramica e per cui l’EU è fortemente dipendente dalla Turchia e con l’entrata in produzione della miniera di Silius a fine 2025 diventerà, insieme alla Spagna, il più importante produttore europeo di fluorite, minerale essenziale per l’industria metallurgica, chimica e dei semiconduttori, la cui attuale produzione è concentrata in Cina. Per la fluorite abbiamo sicuramente diverse altre disponibilità in ex miniere che anderebbero oggi rivalutate con i prezzi di vendita decuplicati rispetto al periodo della loro chiusura, generalmente alla fine del secolo scorso Analogamente devono essere rivalutati, con moderne metodiche di ricerca e di estrazione e con l’attuale andamento dei mercati, molti altri siti ex-minerari compresi quelli metalliferi oggi critici (rame, antimonio, manganese, tungsteno, nickel, titanio, alluminio, stronzio, terre rare ecc..). L’Italia ha anche una sicura potenzialità per minerali di piombo e zinco, metalli di base non considerati critici per l’Europa ma con ancora un enorme utilizzo industriale soprattutto per quanto riguarda lo zinco.   Ben noto è, inoltre, la presenza di importanti quantitativi di litio nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani che rappresentano un’ottima opportunità di estrazione a basso impatto ambientale. La definizione del potenziale minerario nazionale si baserà sulla redazione ed esecuzione del nuovo Programma Nazionale di Esplorazione mineraria di base (PNE) affidata ad ISPRA dal DL 84/2024.

Il PNE previsto dall’art.19 del Regolamento EU richiede una serie di campagne di analisi con costi relazionati alle diverse metodologie di intervento e alle difficoltà logistiche dei luoghi.

Scopo della ricerca di base è quello di individuare le aree più promettenti dal punto di vista minerario e di fornire indicazioni di massima sul potenziale minerario (minerali presenti, tenori e stime dei volumi). Queste aree dovrebbero essere successivamente aperte a progetti di ricerca mineraria operativa, solitamente molto onerosi, a carico delle compagnie minerarie.

Punto di partenza, esplicitamente richiesto anche dal regolamento EU, Art. 19, comma 2e), è il recupero, la validazione e la rielaborazione dei dati esistenti, raccolti nel database minerario GeMMA (GEologico, Minerario, Museale e Ambientale) elaborato dal Servizio Geologico d’Italia

GEMMA è un prodotto in continua evoluzione ed implementazione, anche tramite specifici accordi con altri Enti detentori di dati. Essendo basato sui dati pregressi, GeMMA contiene informazioni limitate su diverse delle attuali Materie Prime Critiche, come ad es. cobalto, litio, terre rare che erano poco o per nulla ricercate in passato. Il database è stato sviluppato all’interno del PNRR Geosciences e contiene anche i primi prodotti delle Unità Operative PNRR tra le quali la prima versione della Carta metallogenica della Sardegna, prototipo della futura carta mineraria d’Italia, che evidenzia come con lo sviluppo della ricerca teorica ed applicata siano possibili ritrovamenti di mineralizzazioni fino ad ora molto poco conosciute.

 

Una possibile importante fonte di materie prime critiche è fornita anche dai grandi depositi di rifiuti estrattivi, cioè gli scarti delle pregresse attività minerarie, potenzialmente ricchi di materie prime che all’epoca delle estrazioni non erano di interesse industriale. Solo in Sardegna ne abbiamo circa 80 milioni di metri cubi e, a livello nazionale, più di 150 milioni di metri cubi.

Tali rifiuti sono raccolti in strutture di deposito spesso fatiscenti e che rappresentano un serio problema ambientale con inquinamento diffuso delle acque superficiali/sotterranee e dei suoli da metalli pesanti, cioè gli stessi che potrebbero essere recuperati. È necessario un cambio di paradigma: da rifiuti inquinanti da bonificare, a potenziale risorsa da recuperare.

Con il nuovo Progetto URBES finanziato nell’ambito del PNRR RepowerEU, ISPRA darà inizio alla mappatura di dettaglio ed alla caratterizzazione dei rifiuti estrattivi abbandonati con lo scopo di definire i quantitativi di CRMs presenti ed identificare le migliori pratiche per il loro recupero anche grazie al nuovo apparato legislativo del DL 84/2024, convertito in L. 115/2024, che permette di assimilare i rifiuti estrattivi abbandonati ai rifiuti estrattivi prodotti dalle aziende in attività. I rifiuti estrattivi sono quindi assoggettabili al DL 117/08 che ne definisce i criteri di gestione.  URBES include anche la mappatura di tutti i depositi di rifiuti urbani potenzialmente contenenti materie prime critiche (“Urban Mining”, dai rottamatori alle discariche urbane ai rifiuti elettronici sino agli impianti di recupero di materiali da costruzione e demolizione) in modo da avere un quadro nazionale delle potenziali fonti di materie prime seconde.

 

Tante, fondamentali e strategiche sono le sfide che ci vedranno coinvolti nei prossimi anni sul tema dell’approvvigionamento e delle materie prime critiche e strategiche in una ottica generale che va dal riciclo, all’ecodesign, ai materiali sostitutivi sino alla ricerca mineraria e alla estrazione sostenibile.

Considerando l’importanza strategica delle risorse minerarie per tutto il modello di sviluppo “green”, dobbiamo quindi cercare, per quanto possibile, di trovare, recuperare ed estrarre le risorse minerarie con criteri di basso impatto ambientale in Europa e anche in Italia, contando anche sulla certezza che l’Europa, ed in particolare l’Italia, dispone di una delle legislazioni ambientali più severe al mondo e anche di un sistema di controllo ramificato a livello territoriale che può permettere una fornitura di materie prime critiche e strategiche secondo criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

D’altra parte, un problema globale come quello delle materie prime può essere mitigato anche cercando collaborazioni strategiche con altri paesi produttori, cercando di limitare l’acquisizione da produzioni basate su miniere o anche su impianti di riciclo dove lo sfruttamento, anche minorile, la coercizione, la corruzione, il controllo di bande armate e nessun rispetto per le condizioni ambientali non sono l’eccezione ma la regola. 

[1] Per esempio, il neodimio e il disprosio usati in una turbina eolica restano in servizio per 30 anni o più, il rame anche per secoli.

Last update

3 February 2025, 10:07