Geoarcheologia del territorio dell’insediamento di M. Bisenzio (Viterbo): ricostruzione del paleoambiente attraverso lo studio delle tracce delle trasformazioni ambientali
Date:
8 September 2025

Il Progetto Bisenzio (https://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/cartella-progetti-in-corso/suolo-e-territorio-1/progetto-bisenzio/progetto-bisenzio) rappresenta un importante passo avanti nella comprensione delle dinamiche ambientali e storiche che hanno plasmato la regione intorno al sito archeologico di M. Bisenzio, situato lungo le sponde meridionali del Lago di Bolsena. Il progetto di ricerca multidisciplinare, nato con un finanziamento del Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG), sotto gli auspici della Soprintendenza Archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale, e proseguito grazie ad una sovvenzione della TyssenKrupp, ha visto la partecipazione del Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia di ISPRA, sotto il coordinamento del Dr. Andrea Babbi, Ricercatore del LEIZA e del CNR – ISPC (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale), ideatore e responsabile del progetto.
Scopo del progetto è stata la ricostruzione dell’evoluzione paleoambientale del territorio di M. Bisenzio (Figure 1 e 2) insediamento sviluppatosi tra il IX e gli inizi del V secolo a.C. Nonostante la sua importanza storica, testimoniata dai numerosi e ricchi corredi funerari oggi esposti nel Museo Nazionale Etrusco di Viterbo e nel Museo di Villa Giulia a Roma, questo sito risulta ancora poco conosciuto al di fuori degli ambiti specialistici. Obiettivo principale del Progetto Bisenzio è stato quello di analizzare il sito non solo come un insediamento isolato, ma come un sistema articolato comprendente suburbio, necropoli e territorio circostante, interconnesso dinamicamente con il paesaggio naturale.
Le attività di ISPRA finalizzate alla  ricostruzione delle trasformazioni paleoambientali che hanno interessato il settore sud-occidentale del Lago di Bolsena, sono state portate avanti in modo olistico attraverso indagini geofisiche, analisi sedimentologiche e studi microfaunistici.
Fig.1-Ubicazione dell’area di studio (Autore: A. Babbi, CNR-ISPC).
Un Approccio Multidisciplinare
Le attività di ricerca condotte dall’ISPRA sono state finalizzate alla ricostruzione dell’evoluzione del paesaggio nel periodo compreso tra l’Età del Bronzo e l’Età Arcaica, con il duplice obiettivo: da un lato, analizzare come i processi naturali abbiano influenzato la formazione del paesaggio; dall’altro, riconoscere gli effetti dell’impatto antropico sulle dinamiche ambientali.
Le indagini sono state concentrate su due aree principali: la piana alluvionale del Fosso Spinetto e il fondale del Lago di Bolsena (Figura 3), attraverso la realizzazione di perforazioni geognostiche effettuate da Società specializzate incaricate dall’Istituto LEIZA.  Durante l’esecuzione dei carotaggi sono stati campionati i terreni utilizzando fustelle in pvc, sui quali sono state effettuate analisi sedimentologiche e microfaunistiche.
Fig.2-Monte Bisenzio (Foto A. Babbi).
Fig. 3 – Ubicazione delle perforazioni eseguite.
Depositi alluvionali e lacustri: un mosaico di storie
Dalle analisi condotte sui campioni prelevati nel corso delle perforazioni eseguite sulla terraferma  emerge un quadro evolutivo e sedimentario complesso, segnato da dinamiche ambientali diversificate e spesso interconnesse. Alcuni strati mostrano distribuzioni granulometriche polimodali e clasti con spigoli vivi, riferibili a meccanismi di trasporto da flusso iperconcentrato a opera di corsi d’acqua: fenomeni idraulici particolarmente energici, in cui i corsi d’acqua trasportano elevate quantità di materiale solido in sospensione. Questi eventi, spesso innescati da precipitazioni intense o da alterazioni del territorio legate all’attività umana, hanno lasciato un’impronta duratura nella stratigrafia locale, testimoniando periodi di forte instabilità idrologica e geomorfologica. La presenza di una componente fangosa abbondante, ma non dominante, insieme alla scarsa abrasione dei clasti, indica che i sedimenti non hanno subito lunghi trasporti, ma sono stati depositati rapidamente dopo l’erosione dai versanti dei bacini idrografici.
Accanto ai depositi legati a flussi ad alta concentrazione di solidi, si riconoscono altre due principali tipologie sedimentarie che raccontano fasi differenti dell’evoluzione del paesaggio. Tra queste, i sedimenti a granulometria sabbioso-ghiaiosa, con clasti ben smussati e distribuzioni granulometriche prevalentemente unimodali, risultano indicativi di ambienti litoranei, modellati dall’azione delle onde. Rinvenuti a diverse profondità nei sondaggi, questi depositi testimoniano fasi del passato in cui il lago era ad un livello differente rispetto all’attuale, favorendo la formazione di spiagge e fondali poco profondi. La loro “firma” sedimentologica rivela un ambiente dinamico, ma di media energia, in cui la sedimentazione era regolata dai cicli di agitazione e quiete tipici delle zone costiere lacustri.
In contrasto con questi ambienti, si osservano ampi depositi argilloso-siltosi, tipici delle piane alluvionali, che indicano un cambiamento radicale nelle modalità di sedimentazione caratterizzate da condizioni di bassa energia, come quelle tipicamente presenti nelle aree di esondazione dei corsi d’acqua, in fase di piena. L’elevata concentrazione di frammenti carboniosi all’interno di questi strati rappresenta un chiaro segnale dell’impatto umano, probabilmente legato alla deforestazione dei versanti circostanti, che ha, a sua volta incrementato l’erosione superficiale, modificando il regime sedimentario e promuovendo l’accumulo di materiali fini e organici in zone pianeggianti.
Fig.4 – Analisi delle sequenze sedimentarie in laboratorio
Il fondale del Lago: una finestra sul passato
I campioni prelevati nella porzione investigata del fondale del Lago di Bolsena rivelano una sedimentazione lacustre stabile nel tempo, testimoniata dalla presenza di depositi a varve, a struttura laminata, formata da cicli stagionali di deposizione, che indica condizioni ambientali costanti e un regime sedimentario regolare, tipico di bacini lacustri profondi e poco disturbati. L’analisi microfaunistica, effettuata dal dr. Sergio Bravi dell’Università Federico II di Napoli, ha evidenziato la presenza abbondante di diatomee, tra cui Cyclotella cf. meneghiniana, sensibile a parametri chimico-fisici specifici e caratteristica di acque dolci ben ossigenate e stabili. La coesistenza di diatomee centriche e pennate suggerisce una certa variabilità ecologica all’interno del bacino, ed escludono la possibilità di fasi di emersione temporanee, confermando che l’area è rimasta costantemente sommersa.
Fig.5- Diatomee centriche (Cyclotella sp.) e pennate  (Foto S. Bravi).
I rilievi e le prospezioni sul terreno
In un’area così profondamente trasformata almeno a partire dalle bonifiche della fine dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento, lo studio si è avvalso di indagini pedologiche e rilievi sul terreno in scala di dettaglio, integrati con sondaggi effettuati mediante una trivella manuale Eijkelkamp.
Infine, sono state effettuate indagini geofisiche sismiche e georadar.
I rilievi di superficie sono stati integrati con sondaggi effettuati mediante una trivella manuale Eijkelkamp, adatta a terreni misti, dotata di campionatore con diametro di 4 cm, spinto fino a una profondità massima di 2,2 m rispetto al piano campagna.
Le trivellazioni superficiali hanno permesso di verificare alcune proprietà fisiche dei suoli (dimensione delle particelle, pietrosità , colore, strutture sedimentarie, grado di compattazione), le loro variazioni all’interno del profilo edafico e lo spessore degli orizzonti pedologici.
Le indagini geofisiche si sono rivelate uno strumento prezioso nel corso della fase iniziale di pianificazione della campagna di perforazioni, e nella fase finale di interpretazione dei dati acquisiti. In particolare, la sismica attiva e le registrazioni di rumore ambientale hanno permesso di individuare talune strutture sotterranee, sia pure nei limiti imposti dalla circostanza che vede il sottosuolo studiato costituito da depositi di differente ambiente deposizionale a basso contrasto di risposta all’attraversamento delle onde sismiche e elettromagnetiche.
Fig.6-Rilievi e prospezioni sul terreno.
Ricostruzione dell’evoluzione del territorio: sviluppi futuri
Il Progetto Bisenzio si configura come una sorta di viaggio nel tempo, capace di rivelare le interazioni tra l’ambiente naturale e le attività umane nel corso dei millenni. Gli strati sedimentari rappresentano quasi le pagine di un racconto più ampio, in cui attraverso le tecniche analitiche diventa possibile l’evoluzione e le trasformazioni del territorio intorno al Lago di Bolsena.
Il progetto rappresenta una fase di un percorso conoscitivo più ampio che può essere integrato da ulteriori indagini specialistiche e datazioni, che vede i geologi del Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia impegnati nella realizzazione di ulteriori attività  di ricerca.
Last update
9 September 2025, 09:57